Tessiture
Uno dei modi più sinceri, e più coerentemente fotografici, di guardare la realtà, è l'analisi delle materie di cui la realtà è costituita. L'efficace adesione alla qualità specifica degli oggetti (del mondo) è una possibilità data solo dalla comprensione profonda del mezzo fotografico, e consente la restituzione, proprio attraverso un fatto puramente visivo, di necessari valori tattili, portatori della storia stessa degli oggetti, del loro significato. Con questa sua capacità analitica, la fotografia arriva davvero dove l'occhio umano non può arrivare, divenendo strumento capace di produrre conoscenza ed emozione al tempo stesso. Deanna Galletto unisce, in questo suo recente lavoro, alla analisi delle materie un altro momento «forte» della fotografia: l'isolamento del particolare, il taglio di una parte dal tutto, possibilità che la fotografia possiede e di cui l'occhio umano, mobile e instabile nei suoi movimenti, è privo.
La lettura è condotta, secondo procedimento concettuale, su un unico oggetto: una vecchia porta di una casa di campagna. Deanna Galletto scrive: «Le porte hanno una storia da raccontare: è la testimonianza della durezza della vita contadina, la testimonianza del lavorio quotidiano, del voltare e rivoltare la terra, del battere e ribattere il chiodo, del cucire e ricucire ogni buco, ogni fessura». Solo l'avvicinamento ai dettagli e alle materie della porta consente di rilevare tutta la serie di analogie che stanno a significare la vita contadina, la sua cultura, i suoi gesti, i luoghi del lavoro. Legno e ferro, natura e lavoro, sono due sintetici, quasi simbolici elementi di tutta una cultura.
Ma la porta possiede anche una ricchezza di valenze più generali: indica un passaggio, l'esistenza di un dentro e di un fuori, di un prima e di un poi, allude a una barriera al di qua della quale sta ciò che è noto, al di là della quale sta ciò che noto non è.
Inoltre tutti i dettagli che Deanna Galletto ha fotografato, secondo un percorso visivo libero, rivelano nature opposte della materia: rientranze e sporgenze, morbidezze e durezze, paragonabili a quelle di altre materie, anche secondo simbologie di tipo maschile e femminile, che la fotografa stessa percepisce e intende indicare.
Il lavoro dunque risulta interessante per due motivi opposti e coincidenti: da un lato, perché avvicina l'osservatore alla storia minima di quella precisa porta (quella e non un'altra, in un esercizio di lettura non abituale); dall'altro perché apre a una serie molto ampia di collegamenti, di materia in materia e di forma in forma, che suggeriscono dilatate riflessioni sulla natura delle cose, e possono portare molto lontano.